Conviviale 23 Novembre 2022

Nel gennaio del 2020 la Brexit, con l’allontanamento, in apparenza definitivo, del Regno Unito dalla Unione Europea, l’equilibrio geopolitico del nostro Continente riceveva il primo colpo significativo alla sua stabilità. D’altra parte, non è da escludere che gli Inglesi ritenessero altamente probabile un aggravarsi del conflitto che era già in fieri ai confini dell’Europa orientale, e che preferissero tenersi le mani libere per poter gestire tale crisi da una postura più esterna rispetto agli altri Paesi europei. Già allora, in una cartina della rivista di geopolitica Limes, il nostro continente, che in realtà è solo una penisola dell’Asia, veniva definito, con malcelata ironia, come una “Europa à la carte”. Nei numeri successivi di questa rivista, e arrivando fino ai nostri giorni, i titoli delle mappe dell’Europa si son fatti ancora più espliciti riguardo alla gravità dello squilibrio geopolitico in corso, titolando una delle cartine più recenti, “Faglie europee nella guerra d’Ucraina”, con una terminologia presa in prestito dalla tettonica a zolle.
Allargando lo sguardo oltre le limitate dimensioni e confini dell’Europa, è facile rendersi conto che ben altre pressioni geopolitiche, su di una scala continentale eurasiatica, e quindi ben al di là, dimensionalmente, del già grave conflitto russo-ucraino, premono oramai con forza sull’Unione Europea, accentuandone in modo sempre più preoccupante le fessurazioni potenzialmente già preesistenti, ma purtroppo sin qui colpevolmente ignorate.
Ma l’epicentro di questo sconvolgimento dei precedenti equilibri geopolitici europei si trova al centro stesso dell’Europa ed è, ancora una volta, la Germania.

 

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