Visita al Museo degli Eremitani 02-02-2023

La conferenza tenuta dalla dott.ssa Gastaldi è stata l’occasione per restituire visibilità alla collezione di dipinti del Novecento del Museo, collezione che ancora non è esposta, ma che ci auguriamo possa trovare spazio in un’adeguata sede espositiva insieme a quella dell’Ottocento.
Il pregio della raccolta di dipinti soprattutto di quelli della prima metà del Novecento, argomento che è stato trattato nella splendida cornice della sala del Romanino, sta nel documentare il ricco tessuto dell’arte padovana. Naturalmente non mancano presenze eccellenti come Felice Casorati e Ubaldo Oppi.
Degli inizi del Novecento il Museo d’Arte conserva trenta frammenti della decorazione a melagrane del soffitto del ristorante Storione, che insieme all’albergo fu demolito nel 1962 nell’area compresa tra il Municipio, via 8 Febbraio e via san Canziano. Le pareti lunghe del ristorante erano ornate da dieci figure femminili danzanti che reggevano sinuosi nastri e festoni trattenuti alle estremità dalla danzatrice al centro della parete di fondo. La decorazione, realizzata da Cesare Laurenti nel 1904-1905, purtroppo perduta, è considerata a ragione il capolavoro dello stile liberty in terra veneta.
Nel 1904 si svolge a Padova la mostra concorso “I sette peccati” che vede vecchie glorie come Oreste Da Molin, presente nelle collezioni museali, e nuove promesse della pittura padovana come Giovanni Vianello, di cui abbiamo visto l’immagine della Salomè (1926) del Museo Bottacin, e Giuliano Tommasi, del quale ci è stata mostrata la splendida veduta di Piazza delle Erbe del 1938.
Tra gli allievi di Vianello c’è Felice Casorati, di cui il Museo conserva Le due bambine, opera firmata e datata 1912. È giunta al Museo nel 1968 grazie al lascito di Giuseppe Vescovini che ha legato anche La giovane sposa di Ubaldo Oppi.
Si tratta di un’opera giovanile di Casorati che risente del clima culturale instaurato dagli artisti della Secessione.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale a Padova, come in altre città, riprendono le esposizioni. Nel 1920 c’è la Prima Esposizione Nazionale d’Arte, nel 1921 la Seconda e nel 1922 la Terza. Nel 1926 è la volta della IV Esposizione d’Arte delle Tre Venezie, a cui Oppi partecipa con La giovane sposa del 1922-1924, che era già stata presentata alla Biennale veneziana del 1924.
La tela serba l’immobilità, la nitidezza e un certo clima sospeso tipici del realismo magico, ma nello stesso tempo mostra un plasticismo più morbido e una monumentalità tipici di Novecento Italiano, il gruppo sostenuto da Margherita Sarfatti.
Dopo le avanguardie, con Novecento Italiano si torna a rappresentare compiutamente la figura umana; si riaccende l’interesse per il mestiere, la tecnica e il disegno; viene data importanza alla ricostruzione del volume e rivalutato il soggetto dell’opera.
Di Oppi il Museo conserva inoltre il Ragazzo cadorino e i due cartoni con i disegni per gli affreschi della cappella di San Francesco nella Basilica del Santo.
La dott.ssa Gastaldi ha illustrato anche opere di Bepi Fabiano e di Giovanni Dandolo, sempre calate nel clima di Novecento Italiano.
All’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra Cristiana Moderna, una grande mostra che si svolse a Padova nel 1931-1932 in occasione del settimo centenario della morte di Sant’Antonio, il Comune di Padova ha acquistato per il Museo opere di diversi autori fra cui Mario Disertori, Antonio Morato e Dolores Grigolon. Un’altra figura femminile che è stata ricordata è quella di Fiore Brustolin Zaccarian, presente nelle collezioni con una natura morta, il Cavolo gigante del 1927.
Antonio Fasan e Fulvio Pendini, di cui il Museo conserva un certo numero di dipinti, sono i protagonisti in città di una pittura primitiva, semplice e sincera, assai apprezzata.
In conclusione, Tono Zancanaro con opere che riflettono lo stile e il clima culturale degli anni Trenta, a partire da un autoritratto del 1934 quando frequentava la scuola di Ottone Rosai, per passare poi ai lavori politicamente impegnati.

(Dott.ssa Elisabetta Gastaldi – Conservatore del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Padova)

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