22 Febbraio 2023

Mercoledì 22 febbraio alle ore 20 presso la sede del Circolo Unificato dell’Esercito a Palazzo Sacco il  Soroptimist International Club Padova ed il nostro Club si sono incontrati per il tradizionale iterclub. Un incontro molto partecipato che prevedeva, dopo la conviviale, la relazione della prof.ssa Antonella Viola dal titolo “Gender Innovation: per una scienza inclusiva”.

In modo semplice e divulgativo ha spiegato che maschio e femmina sono distinti nella sostanza e nei ruoli. Eppure, secondo Lei, questa visione non corrisponde alla realtà. Per un tempo troppo lungo abbiamo trovato differenze dove non ce ne sono e le abbiamo trasformate in dogmi. Abbiamo invece ignorato, dice sempre la prof.ssa Viola, le differenze davvero importanti e cioè quelle relative al campo scientifico. Il corpo femminile è stato poco studiato, poco considerato e, di conseguenza, curato male. Per secoli la medicina è stata studiata sul corpo maschie per curare uomini e donne. Continuare a ignorare questa differenza tra i sessi significa ridurre la capacità di curare bene tutti i malati.

Antonella Viola ha illustrato, quella che Lei considera una medicina giusta, finalmente attenta alle differenze fisiologiche legate al sesso e anche alle conseguenze che le disparità di genere esercitano sulla salute.

Nel suo intervento ci ha spiegato che ritenere il cervello l’unico organo che funziona in modo diverso in uomini e donne è un luogo comune; gli studi di neuroscienze dimostrano che non c’è differenza nel suo modo di funzionare. Ci sono invece organi del corpo umano che funzionano in modo diverso, ad esempio il cuore. Le patologie cardiocircolatorie sono state a lungo ritenute una problematica tipicamente maschile, eppure sono la prima causa di morte anche per le donne.

Le diversità di genere si riflettono anche sulla diagnostica. Prendiamo ad esempio l’infarto: se si chiede a una persona di descriverne i sintomi quasi certamente verrà citato forte dolore e costrizione al torace che si irradia al braccio. Questo però è ciò che accade agli uomini e solo raramente alle donne, nelle quali l’infarto molto più spesso si presenta con mal di schiena protratto nei giorni, malesseri gastro intestinali come nausea o vomito, stanchezza e spossatezza. Tutti sintomi non conosciuti e di conseguenza ignorati. 

Nei secoli la differenza biologiche tra sessi è stata ritenuto di scarso interesse per la comunità scientifica e le case farmaceutiche e le motivazioni sono prima di tutto culturali. Ultimamente però si parla con sempre più insistenza di medicina di genere e della necessità di giungere a un approccio clinico che tenga conto delle differenze biologiche e genetiche di chi è nato con un corpo maschile o femminile. Una distinzione che non ha nulla a che vedere con l’identità di genere, né tanto meno con l’orientamento sessuale, ma semplicemente con caratteristiche oggettive diverse nei due sessi.

Merita essere sottolineato che fino al 1993 le donne non erano inserite negli studi clinici svolti per misurare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci e che solo in quell’anno l’americana Food and Drug Administration ha deciso di includerle. In Italia dal 2018 esiste una legge che, per la prima volta in Europa, garantisce l’inserimento del parametro “genere” nella medicina. Padova è stata la prima città in Italia a istituire una cattedra di Medicina di genere, con la professoressa Giovannella Baggio, una vera pioniera. A tale proposito la prof.ssa Viola afferma che: “Qualcosa lentamente sta cambiando nelle Università, ma c’è bisogno di un percorso scientifico specifico per un cambiamento culturale reale”.

Il punto è quindi eliminare gli stereotipi, i rigidi canoni binari e le limitazioni che nei secoli hanno condizionato la vita soprattutto delle donne. È necessario distinguere tra sesso (componente biologica) e genere (componente socio-culturale). 

(Massimo Pegoraro)

 

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